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Di: stefano

mmmhhh non mi pareva così confusa, semplicemente

1-concorrenza
il alcuni settori, essenzialmente quelli che non puoi rifiutare (sanità, scuola, acqua) genera un aumento incontrollato dei costi. Perchè si rompe il meccanismo domanda/offerta, nessuno può scegliere di crepare di cancro o di aspettare la pioggia per bere. E dove ci sono alti costi di ingresso (lasciamo perdere i tassisti, in alcuni settori sono inevitabili) o dove le economie di scala la fanno da padroni, la ‘concorrenza’ non esiste, esistono solo i cartelli.

2-leggi uguali per tutti
dipende chi le scrive, e, soprattutto, nell’interesse di chi. In alcuni contesti il lobbysmo la fa da padrone.

3-diritto di proprietà
qui la discussione si farebbe lunga e la evito.

in generale: quello che ci si aspetta da uno Stato dev’essere solo la mediazione tra gli interessi dei vari stakeholders, e la direzione dovrebbe essere quella del bene comune. La fregatura però sta nella definizione di ‘bene comune’, a cui se sostituiamo semplicemente ‘PIL’ facciamo solo danni.

per questo intendo che quelle tre condizioni per me sono necessarie, ma non sufficienti, per garantire l’equità e lo sviluppo. Un po’ come l’onestà per un politico, è essenziale, ma da sola non basta.

ben vengano poche regole, chiare. Ma devono essere prese nell’interesse generale, cosa che spesso non accade (e non parlo solo dell’Italia)


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